Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/195

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delloFonte/commento: ed. 1723 case de’ palagi e delle torri andate sono e vanno, da’ loro amanti chiamate o aspettate? quante già presumettero, e presumono tutto ’l giorno, o davanti agli occhi de’ mariti sotto le ceste o nelle arche gli amanti nascondere? quante nel letto medesimo co’ mariti farli tacitamente intrare? quante sole, e di notte e per mezzo gli armati, e ancora per mare, e per li cimiteri delle chiese se ne trovano continuo dietro andare a chi me’ lavora? e, che maggior vituperio è, veggenti i mariti, ne sono assai, che presumono fare i lor piaceri? O quanti parti in quelle che più temono, o che più delli loro falli arrossano, innanzi al tempo periscono! Per questo la misera savina, più che gli altri alberi, si truova sempre pelata, quantunque esse a ciò abbiano argomenti infiniti. Quanti parti per questo, mal lor grado venuti a bene, nelle braccia della fortuna si gittano! Riguardinsi gli spedali. Quanti ancora, prima che essi il maternale latte abbiano preso, se n’uccidono! Quanti a’ boschi, quanti alle fiere se ne concedono, e agli uccelli! Tanti, e in sì fatte maniere ne periscono, che bene ogni cosa considerata, il minor peccato in loro è l’avere l’appetito della lussuria seguito. Ed è questo esecrabile sesso femmineo oltre ad ogni altra comparazione sospettoso e iracondo. Niuna cosa si potrà con vicino con parente o con amico trattare, che, se ad esse non è palese, che esse subitamente non suspichino contro a loro adoperarsi, e in loro detrimento trattarsi: benchè di ciò gli uomini non si debbono molto maravigliare, perciocchè natural cosa è di quelle cose che altri sempre opera in altrui, di quelle da altrui sempre temere; e per questo sogliono i ladroni saper ben riporre le cose loro. Tutti