Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/206

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elle non ti metteranno in disputare o discutere quanta cenere vi voglia a cuocere una matassa d’accia, e se il lino viterbese è più sottile che ’l romagnuolo, nè che troppo abbia il forno la fornaia scaldato, e la fante lasciato meno il pane lievitare, o che da provveder sia donde vegnano delle granate onde la casa si spazzi: non ti diranno quel ch’abbia fatto la notte passata monna cotale e monna altrettale; nè quanti paternostri ell’abbia detti al predicare, nè s’egli è il meglio alla cotale roba mutar le gale o lasciarle stare: non ti domanderanno danari nè per liscio nè per bossoli nè per unguenti. Esse con angelica voce ti narreranno le cose dal principio del mondo state infino a questo giorno, e sopra l’erba e sopra i fiori e le dilettevoli ombre teco sedendo, allato a quel fonte le cui ultime onde non si videro giammai, ti mostreranno le cagioni de’ variamenti de’ tempi, e delle fatiche del sole e di quelle della luna, e qual nascosa virtù le piante nutrichi, e insieme faccia li bruti animali amichevoli, e donde piovano l’anime negli uomini, e l’essere la divina bontà eterna e infinita, e per quali scale ad essa si salga, e per quali balzi si traripi alle parti contrarie; e teco, poichè versi d’Omero di Virgilio e degli altri antichi valorosi avranno cantati, i tuoi medesimi, se tu vorrai, canteranno. La lor bellezza non ti inciterà al disonesto fuoco, anzi il caccerà via, e i lor costumi ti fieno inreprobabil dottrina alle virtuose opere. A che dunque, potendo così fatta compagnia avere quando tu la vogli, e quanto tu la vogli, vai cercando sotto i mantelli delle vedove, anzi de’ diavoli, dove leggiermente potresti trovar cosa che ti putirebbe? Ahi quanto giustamente farebbono quelle eloquen-