Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/233

Da Wikisource.

229

marla, che facesse l’animo la falsa opinione presa dalle sue virtù. Ora della sua buona perseveranza e nella morte e dopo la morte mia mi piace di ragionarti, acciocchè ad un’ora io faccia pro a me e a te, in quanto io di ciò con alcuno che la conosca, ragionando, si sfogherà alquanto la sdegnosa fiamma nella mia mente accesa contra di lei per li modi suoi, e a te, perciocchè quanto più udirai di lei delle cose meritamente da biasimare, tanto più lei a vile avendo, t’appresserai alla tua guarigione. Questa perversa femmina ogni giorno più multiplicando nel far delle cose male a lei convenienti d’oprare e a me di sostenere, nè in ciò le mie riprensioni alcuna cosa vagliendo, non sappiendo al comportarle più pigliare alcuno utile consiglio, in sì fatto dolore e afflizione nel cuor nascosa mi misero, che il sangue intorno a quello, più che il convenevole da focoso cruccio riscaldato, impostemi: e come nascoso era il dolore, così essendo nascosa la infermità, non prima si parve, che il corrotto sangue, occupato subitamente il cuore, me quasi del mondo in uno stante rapì. Nè prima fu l’anima mia dal mortal corpo, nè dalle terrene tenebre sviluppata e sciolta e ridotta nell’aere puro, che io con più perspicace occhio, ch’io non solea, vidi e conobbi qual fosse l’animo di questa iniqua femmina: la quale senza dubbio simile allegrezza a quella che della mia morte prese non sentì, quasi d’una sua lunga battaglia le paresse avere acquistato gloriosa vittoria, posciachè io levato l’era stato dinanzi: la qual cosa essa poco appresso, siccome tu udirai, chiaramente dimostrò a chi riguardar vi volle. Ma tuttavia, siccome colei che ha di malizia ubbondanzia, prima avendo delle


boccac.   T. V. 15