Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/241

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tra loro ordinarono la risposta che ricevesti, alla quale tu, rispondendo, desti loro materia di ridere e di dire altrettanto o peggio della seconda, quanto della prima t’avessono detto: e se non fosse che ’l drudo novello temeo non il troppo scrivere si potesse convertire in alroFonte/commento: ed. 1723, forse della vanità di lei e della laggerezzaFonte/commento: ed. 1723 sospicando, non dubitar punto che tu non avessi avuta la seconda lettera e poi la terza, e forse saresti aggiunto alla quarta e alla quinta. Così adunque desti da ridere alla tua savia donna e valorosa, e al suo dissensato amante; e dove amore e grazia acquistare ti credevi, beffe e strazio di te acquistavi. La qual cosa veggendo e udendo io, non già per amor di te, che ancora assai bene non ti conosceva, ma perchè cosa così abominevole sostener non potea, assai mal contento, non per me, ma per lei, mi partii pieno di sdegno e di gravosa noia. Questo, secondo che le tue parole suonano, non sapesti tu da singular persona che ciò ti narrasse, ma da congetture prese da parole, da forse non troppa savia e nociva persona udite: eppure di quel poco che comprendesti in disperazione ne volevi venire. Or che avresti detto, quando la mente tua era ancora inferma del tutto, se così ordinatamente avessi la cosa udita? Sono certo, senza più pensarvi, ti saresti per la gola impiccato: ma vorrebbe il capestro essere stato forte sì che ben sostenuto t’avesse, acciocchè rottosi, tu non fossi caduto e scampato, siccome colui che quello e peggio molto bene meritato avevi. Ma se cotale avessi la mente avuta e l’intelletto sano come dovevi, avendo riguardo a quello ch’io detto t’ho, non miga per a quello che tu per li tuoi studii potevi sapere, ma a quello che per quelli