Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/242

Da Wikisource.
238

ti sarebbe stato mostrato avendo voluto riguardare, riso te ne avresti, veggendo lei dalla general natura dell’altre femmine non deviare: il che forse testè teco medesimo il fai, e fai saviamente, se ’l fai. E quello che di questa parte ho detto, quello medesimo dico della seconda. Che se tu teco medesimo riguardare avessi voluto quanta sia la vanità delle femmine, di quello ti saresti ricordato che già molte volte hai detto, cioè che, gloriandosi elle sommamente d’esser tenute belle, e, per essere facciano ogni cosa, e tanto più loro esser paia quanto più si veggiono riguardare, più fede al numero de’ vagheggiatori dando che al loro medesimo specchio, compreso avresti, a lei non esser discaro, ma carissimo il tuo riguardare. E perciocchè esse di niuna cosa che a loro pompa appartenga contente sono se nascosa dimora, volonterosa che all’altre femmine apparisca, te a dito mostrava, per dare a vedere a quelle alle quali ti dimostrava sè ancora essere da tener bella e d’aver cara, poichè ancora trovava amadore, e massimamente te, che se’ da tutti un gran conoscitor di forme di femmine reputato; perchè lei mostrarti avresti veduto in onor di te, non in biasimo essere stato fatto da lei. Ben potrebbe alcun altro dire il contrario, cioè che ella per mostrarsi molto a Dio ritornata, e aver del tutto la vita biasimevole che piacer le soleva abbandonata, te a dito avesse mostrato, dicendo: vedete il nimico di Dio quanto s’oppone alla mia salute: vedete cui egli m’ha ora parato dinanzi per farmi tornare a quello di che io del tutto intendeva e intendo di più non seguire: o forse con quelle medesime parole con le quali avea al suo amante le tue lettere mostrate. E altri direbbono