Pagina:Boccaccio - Decameron di Giovanni Boccaccio corretto ed illustrato con note. Tomo 5, 1828.djvu/259

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e lode n’abbia colui che fatto l’ha. E senza fallo, se tempo mi fia conceduto, io spero sì con parole gastigar colei, che, vilissima cosa essendo, altrui schernire co’ suoi amanti presume, che mai lettera non mostrerà che mandata le sia, che della mia e del mio nome con dolore e con vergogna non si ricordi: e voi vi rimanete con Dio.

Piccola mia operetta, venuto è il tuo fine, e da dare è omai riposo alla mano; e perciò ingegnera’ti d’essere utile a coloro, e massimamente a’ giovani, i quali con gli occhi chiusi, per li non sicuri luoghi, troppo di sè fidandosi, senza guida si mettono; e del beneficio da me ricevuto dalla genitrice della salute nostra sarai testimone. Ma sopra ogni cosa ti guarda di non venire alle mani delle malvage femmine, e massimamente di colei che ogni demonio di malvagità trapassa, e che della presente tua fatica è stata cagione; perciocchè tu saresti là mal ricevuta, ed ella è da pugnere con più acuto stimolo che tu non porti con teco: il quale, concedendolo colui che d’ogni grazia è donatore, tosto a pugnerla, non temendo, le si faccia incontro.



Fine