Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/176

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il tuo spirito il vedrà; oggi conoscerai per cui t’abbia abandonata; oggi a forza pietoso il farai; oggi comincerai le vendette della nemica donna. Ma, o iddii, se in voi niuna pietà si trova, negli ultimi miei prieghi siatemi graziosi: fate la mia morte senza infamia passare tra le genti. Se in quella alcuno peccato, prendendola, si commette, ecco che di quello la satisfazione è presente, cioè che io muoio senza osare manifestare la cagione, la quale cosa non piccola consolazione mi sarebbe, se io credessi, ciò dicendo, passare senza biasimo. Fatela ancora con pazienza sostenere al caro marito, il cui amore se io debitamente avessi guardato, ancora lieta senza porgervi questi prieghi, di vivere chiederei. Ma io, sì come femina mal conoscente del ricevuto bene, e come l’altre sempre il peggio pigliando, ora questo guiderdone me ne dono. O Atropos, per lo tuo infallibile colpo a tutto il mondo, umilmente ti priego che il cadente corpo guidi nelle tue forze, e con non troppa angoscia l’anima sciogli dalle fila della tua Lachesis; e tu, o Mercurio, di quella ricevitore, io ti priego per quell’amor che già ti cosse, e per lo mio sangue, il quale io da ora offero a te, che tu benignamente la guidi a’ luoghi a lei disposti dalla tua discrezione, nè sì aspri glieli apparecchi, che lievi reputi i mali avuti.

Queste cose così fra me dette, Tesifone stette dinanzi agli occhi miei, e con non intendevole mormorio, e con minaccevole aspetto mi fe’ pavida di piggiore vita che la preterita. Ma poi, con più sciolta favella dicendo: Niuna cosa una sola volta provata non può essere grave, il turbato animo alla morte infiammò con più focoso disio. Per che, veggendo io che ancora