Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/39

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donna s’offerse agli occhi miei, circundata da tanta luce che appena la vista la sostenea. Ma pure stando essa ancora tacita nel mio cospetto, quanto potei per lo lume gli occhi aguzzare tanto li pinsi avanti, infino a tanto che alla mia conoscenza pervenne la bella forma, e vidi lei ignuda, fuori solamente d’uno sottilissimo drappo purpureo, il quale, avvegna che in alcune parti il candidissimo corpo coprisse, di quello non altramente toglieva la vista a me mirante, che posta figura sotto chiaro vetro, e la sua testa, li capelli della quale tanto di chiarezza l’oro passavano, quanto l’oro de’ nostri passa li vie più biondi, avea coperta d’una ghirlanda di verdi mortine, sotto l’ombra della quale io vidi due occhi di bellezza incomparabile, e vaghi a riguardare oltremodo, rendere mirabile luce; e tanto tutto l’altro viso avea bello quanto quaggiù a quello simile non si trova. Ella non dicea alcuna cosa, anzi o forse contenta ch’io la riguardassi, ovvero me vedendo di riguardarla contenta, a poco a poco tra la fulvida luce di sè le belle parti m’apriva più chiare, per che io bellezze in lei da non potere con lingua ridire, nè senza vista pensare intra’ mortali, conobbi. La quale poi che sè da me considerata per tutto s’avvide, veggendomi maravigliare e della sua beltade e della sua venuta quivi, con lieto viso e con voce più che la nostra assai soave, così verso me cominciò a parlare: O giovine, assai più che alcuna altra mobile, che per li nuovi consigli della vecchia balia t’apparecchi di fare? Non conosci tu che essi sono molto più difficili a seguitare, che l’amore medesimo che disideri di fuggire? Non pensi tu quanto e quale e come importabile