Pagina:Boccaccio - Fiammetta di Giovanni Boccaccio corretta sui testi a penna, 1829.djvu/49

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Cose assai, secondo il mio parere, malagevoli ad imprendere, e molto più ad operare ad una giovine, ho raccontate, ma tutte piccolissime, e di niuno peso parrebbero, scrivendo io, se la materia presente il richiedesse, con quanta sottile esperienza fosse per noi provata la fede d’una mia familiarissima serva, alla quale diliberammo di commettere il nascoso fuoco ancora a niun’altra persona palese, considerando che lungamente senza gravissimo affanno, non essendovi alcuno mezzo, non si poteva servare. Oltre a questo sarebbe lungo il raccontare quanti e quali consigli e per lui e per me a varie cose fossero presi; forse, non che per altrui operati, ma appena ch’io creda che pensati giammai; le quali tutte, ancora che io al presente in mio detrimento le conosca operate, non però mi duole d’averle sapute.

Se io, o donne, non erro imaginando, egli non fu piccola la fermezza degli animi nostri, se con intera mente si guarda quanto difficile cosa sia due amorose menti, e di due giovini, sostenere un lungo tempo che esse, o d’una parte o d’un’altra, da soperchi disii sospinte, della ragionevole via non trabocchino; anzi fu bene tanta e tale, che li più forti uomini, ciò facendo, laude degna e alta ne acquisterieno.

Ma la mia penna, meno onesta che vaga, s’apparecchia di scrivere quegli ultimi termini d’amore, a’ quali a niuno è conceduto il potere, nè con disio nè con opera, andare più oltre. Ma in prima che io a ciò pervenga, quanto più supplicemente posso la vostra pietà invoco, e quella amorosa forza, la quale ne’ vostri teneri petti stando, a cotale fine tira li vostri disii, e priegole che, se ’l mio parlare vi par grave (dell’opera non dico, chè