Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/238

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234 il filocolo

ticata la preterita cortesia, cosí gli rispose: «Io non ispero giá che gl’iddii mi rendano quello ch’essi m’hanno tolto, perché io li tuoi prieghi adempia: ma però che la dolcezza delle tue parole mi spronano, mi moverò a contentarti del tuo disio. E primieramente ti sia manifesto che per amore io sono concio come tu vedi»: e, appresso questo, tutto ciò che avvenuto gli era particolarmente gli narrò. Dopo le quali parole, ancora gli disse: «La cagione per che in sí fatto luogo io sono venuto, è perché io voglio senza impedimento potere piangere. E, appresso, io non voglio essere a’ viventi esempio d’infinito dolore, ma voglio che in fra questi arbori la mia doglia meco si rimanga». Udito questo, il giovane non poté ritenere le lagrime, ma con lui incominciò dirottamente a piangere, e disse: «Certo la tua effigie e le tue voci mostrano bene che cosí ti dolga, come tu parli; ma, al mio parere, questa doglia non dovria essere senza conforto, con ciò sia cosa che persone, che molto l’hanno avuta maggiore che tu non hai, si sono confortate e confortansi». Disse allora Fileno: «Questo non potrebbe essere: chi è colui che maggior dolore abbia sentito di me?». «Certo disse il giovane, «io sono.» «E come?», disse Fileno. A cui il giovane disse: «Io il ti dirò. Non molto lontano di qui, avvegna che vicina sia piú assai quella parte alla cittá di colui i cui amaestramenti io seguii, e dove tu non è molto tempo ci fosti sí come tu dí, era una gentil donna, la quale sopra tutte le cose del mondo amai e amo: e di lei mi concedette Amore, per lo mio ben servire, ciò che l’amoroso disio cercava. E in questo diletto stetti non lungo tempo, che la fortuna mi volse in veleno la passata dolcezza, che quando io mi credeva avere piú la sua benivolenza, e avere acquistato con diverse maniere il suo amore, e io con li miei occhi vidi questa me per un altro avere abbandonato, e conobbi manifestamente che lungamente e con false parole m’avea ingannato, faccendomi vedere che io era solo colui che il suo amore aveva. La qual cosa sí mi fu molesta, che niuno credo mai simile doglia sentisse a quella ch’io sentii: e veramente per quella credetti morire; ma l’utile