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236 il filocolo

ti meritino. Io ti priego per quello amore che tu giá piú fervente portasti alla tua donna, che non ti sia noia il partirti e ’l lasciarmi con continue lagrime sfogare il mio dolor»e. «Gl’iddii ti traggano tosto di tale vita», disse il giovane. E partitosi da lui, se ne tornò per quella via onde venuto era.

Partito il giovane, Fileno ricominciò il doloroso pianto, e increscendogli della sua vita, con dolenti voci incominciò a chiamare la morte cosi: «O ultimo termine de’ dolori, infallibile avvenimento di ciascuna creatura, tristizia de’ felici e disiderio de’ miseri, o angosciosa morte, vieni a me. Vieni a colui a cui il vivere è piú noioso che il tuo colpo, vieni a colui che graziosa ti riputerá. Deh, vieni, che il tristo core ti chiede. Oimè, ch’io non posso con la debite voce esprimere quant’io ti disidero. Poi che un solo colpo dei tuoi debbo ricevere, piacciati di concederlo senza piú indugio. Non sia l’arco tuo piú cortese a me che al valoroso Ettore o ad Achille. Io tengo in villania il lungo perdono che da lui ho ricevuto. I doni disiderati, tosto donati, doppiamente sono graditi. Concedi questo a me che tanto disiderato t’ho, e che con sí dolente voce ti chiamo. Oimè, come son radi coloro che sí con volonteroso animo ti ricevono, come ti riceverò io! Dunque perché non vieni? Non consentire che disiderandoti, sí come io fo, io languisca piú. Io non ricuserò in niuna maniera la tua venuta. Vieni come tu vuoi, pur ch’io muoia. Io non fuggirei ora gli aguti ferri, né le taglienti spade com’io feci giá; l’agute sanne de’ fieri leoni non mi dorrebbono, né di qualunque altra fiera dilacerante il mio corpo: dunque vieni. O rapaci lupi e ferocissimi orsi, se alcuni nel dolente bosco, bramosi di preda, dimorate, venite a me, facciasi il mio corpo vostro pasto. Adempiete quel disio che altri adempiere non mi vuole. Oimè, perisca il tristo corpo, poi che perita è la speranza. Cerchi la dolente anima i regni atti al suo dolore, e vada con la sua pena alle misere ombre di Dite, ove forte sarei che maggior pena che ella al presente sostiene, vi trovi. O iddii abitatori de’ celestiali regni, se alcuno mai in questo loco ricevette onore di sacrificio, dolgavi