Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/289

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libro quarto 285

mutato colore. Ma poi che ’l giorno fu partito, i marinari, da doppia notte occupati, non vedevano che si fare. Elli s’argomentavano quanto potevano di prendere alto mare e di resistere alla sopravvegnente tempesta pe’ veduti segni; ma mentre che gli argomenti utili alla loro salute si prendevano, subitamente incominciò da’ nuvoli a scendere un’acqua grandissima, e il vento a multiplicare in tanta quantitá, che levate loro le vele e spezzato l’albero, non come essi volevano, ma come a lui piaceva, li guidava. E li mari erano alti a cielo, e da ogni parte percotevano la resistente nave, coprendo quella alcuna volta dall’un capo all’altro: e giá tolto avevano loro l’uno de’ timoni, e dell’altro stavano in grandissimo affanno di guardare. E il cielo s’apriva sovente mostrando terribilissimi e focosi baleni con pestilenziosi tuoni, i quali, in alcune parti colti della nave, n’avevano tutte le bande mandate in mare: laonde tutti i marinari dopo lunga fatica, e combattuti dal vento e dalla sopravvegnente acqua e da’ tuoni, il potersi aiutare, o loro o la nave, avevano perduto, e chi qua e chi lá quasi morti sopra la coperta della nave prostrati giacevano vinti; e quasi ogni speranza di salute, per lo dire de’ padroni e per le manifeste cose, era perduta. Né ancora la notte mezze le sue dimoranze aveva compiute, né il tempo faceva sembianti di riposarsi, ma ciascun’ora piú minaccevole proffereva maggiori danni con le sue opere: onde niuno conforto né a Filocolo né ad alcuno che vi fosse era rimaso, se non aspettare la misericordia degl’iddii.

Multiplicava ciascun’ora alla sconsolata nave piú pericolo, e quantunque il romore del mare e dei venti e de’ tuoni e dell’acque fosse grandissimo, ancora il faceano molto maggiore le dolenti voci de’ marinari, le quali alcune in rammarichii, altri in prieghi agl’iddii che gli dovessero atare dolorosissime dalle loro bocche procedevano, conoscendo il pericolo in che erano. Le quali cose Filocolo per lungo spazio avendo vedute, e a quelle conforto e aiuto co’ suoi compagni aveva porto quanto potuto aveva, vedendo la loro salute ognora piú fuggire, con gli altri insieme quasi disperato piangendo si