Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/297

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libro quarto 293

e stridendo, quale tirandosi adietro e quale mettendosi avanti, e chi penne e chi la viva carne di quella ne portava; ma lo smeriglione gridando, senza schermirgli punto, quanto poteva da tutti la difendeva; e in questa battaglia per lungo spazio dimorò, e quasi io piú volte fui mosso per andare ad aiutarlo, poi ritenendomi fra me dicevo: ‛Veggiamo la fine di costui, se egli avra tanto vigore che da tutti la difenda’. E cosí attendendo, dalle montagne vicine a Pompeana vidi un grande mastino levarsi, e correre in questo luogo, e tra tutti gli uccelli ficcatosi, e con rabbiosa fame il capo della fagiana preso, e quel divorato, per forza l’altro busto trasse degli artigli di Niso: il quale poi che voti della presa preda si trovò gli artigli, gridando il vidi non so come in tortora essere trasmutato, e sopra un vicino arbore, nel quale fronde verdi il novello tempo non avea rimesse, posarsi, e sopra quello a modo di pianto umano quasi la sentiva dolere. E cosí stando, mi parve vedere il cielo chiudersi d’oscuri nuvoli, molto peggio che quella notte, che noi di morire dubitammo, non fece. E picciolo spazio stette ch’egli ne cominciò a scendere un’acqua pistolenziosa con una grandine grossa, con venti e con tempesta simile mai non veduta: e i tuoni e’ lampi erano innumerabili e grandissimi. E certo io dubitava non il mondo un’altra volta in caos dovesse tornare! E tutta questa pistolenzia parea che sovra il dolente uccello cadesse: la quale dolendosi con l’ale chiuse tutta la sosteneva. La terra e ’l mare e il cielo crucciati e minacciando peggio, parevano contra a quella commossi, né pareva che luogo fosse alcuno ov’essa per sua salute ricorso avere potesse. E cosí di questa visione in altre, le quali alla memoria non mi tornano, mi trasportò la non istante fantasia, infino a quell’ora che io poco inanzi mi svegliai, trovandomi ancora nella mente turbato dalla compassione avuta al povero uccello».

«Strane cose ne conta il tuo parlare» disse Ascalione, «né che ciò si voglia significare credo che mai alcuno conoscerebbe: e però niuna malinconia te ne deve succedere. Manifesta cosa è che ciascuno uomo ne’ suoi sonni vede mirabili