Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/309

Da Wikisource.

libro quarto 305

tal pianto, secondo quello che compresi, per amore mi parve. Per che io sí per la pietá di loro e sí per la pietá di sí dolce cagione, a piangere incominciai cosí nascoso. Ma dopo lungo spazio, perseverando queste pure nel loro dolore, con ciò fosse cosa che io fossi assai dimestico e parente di loro, proposi di volere piú certa la cagione del loro pianto sapere, e ad esse andai. Le quali non prima mi videro, che vergognandosi ristrinsero le lagrime ingegnandosi d’onorarmi. A cui io dissi: «Giovani donne, per niente v’affannate di ristringere dentro il vostro dolore per la mia venuta, con ciò sia cosa che tutte le vostre lagrime mi sieno state giá è gran pezza manifeste. Non vi bisogna di guardarvi da me, né di celarmi per vergogna la cagione del vostro pianto, la quale io sono venuto qui per sapere, però che da me mal merito in niuno atto non riceverete, ma aiuto e conforto quant’io potrò». Molto si scusarono le donne dicendo sé di niuna cosa dolersi; ma poi che pure scongiurandole mi videro disideroso di sapere quello, la maggiore di tempo cosí cominciò a parlare: «Piacere è degl’iddii che a te li nostri segreti si manifestino, e però sappi che noi, piú che altre donne mai, fummo crude e aspre, resistenti agli acuti dardi di Cupido, il quale, lunga stagione saettandoci, mai ne’ nostri cuori alcuno ne poté ficcare. Ma egli ultimamente piú infiammato, avendo proposto di vincere la sua puerile gara, aperse il giovane braccio, e con la sua saetta, nel macerato cuore pe’ molti colpi avanti ricevuti, ci ferí con sí gran forza, che i ferri passarono dentro, e maggiore piaga fecero, che, se agli altri colpi non avessimo fatta resistenza, non avrebbero fatta: e per lo piacere di due nobilissimi giovani alla sua signoria divenimmo suggette, seguendo i suoi piaceri con piú intera fede e con piú fervente volere che mai altre donne facessero. Ora ci ha la fortuna e amore di quelli, sí come io ti dirò, sconsolate. Io, prima che costei, amai, e con ingegno maestrevolmente, credendo il mio disio terminare, feci sí che io ebbi al mio piacere l’amato giovane, il quale trovai altretanto di me quanto io di lui essere innamorato. Ma certo giá per tale effetto l’amorosa fiamma non