Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/398

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394 il filocolo

prova in se medesimo, e le migliori riserba nella memoria. Poco abbandonano la notte le sollecitudini lo innamorato petto, e la notte, che giá maggiore gli cominciava a parere che l’altre, si consumava: e il chiaro giorno rallegra il mondo. Levasi Filocolo, e tacitamente e con discrezione ordina ciò che, davanti al sonno, la notte aveva pensato, e venuta l’ora ch’egli stimò convenevole, soletto se ne cavalcò alla torre. Quivi dal castellano con mirabile onore è ricevuto, e le tavole preste niuna cosa aspettano se non loro.

Dopo alcuni ragionamenti s’assettarono costoro alle tavole, come piacque al castellano, e con gran festa mangiarono splendidamente serviti. E giá presso alla fine del mangiare, Filocolo cominciò a dubitare non certo venisse il suo diviso ad effetto, però che giá tempo gli pareva, con ciò fosse cosa che altro non restasse al levare delle tavole se non le frutta. Ma mentre in tale pensiero alquanto alterato dimorava, Parmenione giunse quivi, il quale contentò assai Filocolo nella sua venuta, e, salito in su la sala, nelle sue mani recò la bellissima coppa e grande d’oro, la quale con gli altri tesori re Felice ricevette per premio della giovane Biancofiore dagli ausonici mercatanti, e quella piena di bisanti d’oro, tanto grave che appena la avria potuta piú Parmenione portare, coperta con un sottilissimo velo, davanti a Sadoc presentò, dicendo: «O bel signore, quel giovane al quale voi ieri per la vostra benignita la vita servaste, avendo egli per sua prosunzione la morte guadagnata, questa coppa con questi frutti che dentro ci sono, i quali nel suo paese nascono, vi presenta, e, appresso, sé e le sue cose offerisce al vostro piacere apparecchiato». Vedendo questo, Sadoc, e ascoltando le parole da Parmenione dette, tutto rimase allenito, e con cupido occhio rimirò quella, nel core lieto di tal presente. Nondimeno, della magnanimitá e cortesia di Filocolo maravigliandosi molto, e rivolto dove Filocolo sedeva, con benigno aspetto il riguardò, e poi disse: «Grande e nobile è il presente, e prezioso il terreno che sí fatti frutti produce: e se non ch’egli mi si disdice l’essere villano verso di chi a me è stato cortese, non oserei