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Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/418

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414 il filocolo


Levatasi adunque Biancofiore e copertasi d’un ricco drappo, e similmente Filocolo, davanti alla bella imagine di Cupido se n’andarono, e a quella, di fresche fronde e di fiori coronata, accesero risplendenti lumi, e amendue s’inginocchiarono. E Filocolo primieramente cosí cominciò a dire: «O santo iddio, signore delle nostre menti, a cui noi dalla nostra puerizia in qua abbiamo con intera fede servito, riguarda con pietoso occhio alla presente opera. Io con fatica inestimabile qui pervenuto, cerco quello che tu ne’ cuori de’ tuoi suggetti fai disiderare, e a questa giovane con indissolubile matrimonio cerco di congiungermi, al quale congiungimento ti priego che niuna cosa possa nuocere, niuno vivente dividerlo né romperlo, e niuno accidente contaminarlo, ma per la tua pietá in unita il conserva: e come con le tue forze sempre i nostri cuori hai tenuti congiunti, cosí ora i cuori e’ corpi serva in un volere, in un disio, in una vita e in una essenzia. Tu sia nostro Imeneo. Tu in luogo della santa Giunone guarda le nostre facelline e sia testimonio del nostro maritaggio». A questa ultima voce, la figura, dando con gli occhi maggiore luce che l’usato, mostrò con atti i divoti prieghi avere intesi, e movendosi alquanto, e verso loro inchinando, si fece ne’ sembianti piú lieta, per che Biancofiore, che simile orazione aveva fatta, disteso il dito, ricevette il matrimoniale anello; e, levatasi suso, come sposa, vergognosamente dinanzi alla santa imagine baciò Filocolo, ed egli lei. E dopo questo, correndo n’andò al letto di Glorizia, dicendo: «O Glorizia, leva su, vedi ciò che gl’iddii per grazia hanno voluto di quello che noi questa sera e ieri tanto ragionammo.

Levossi Glorizia, mostrandosi nuova di ciò che Biancofiore le diceva, e venuta in presenza di Filocolo gli fece mirabilissima festa; e veduto ciò che fatto avevano, contenta oltre misura disse: «E come, cosí tacitamente da voi tanta festa sará celebrata senza suono né canto? Se non ci sono gl’idraulici organi e le dolci voci della e etera d’Orfeo e di qualunque altro citarista, io con nuove note supplirò al difetto». E preso un bastonetto, tutti e quattro i cari alberi percosse, e quindi dolcissima melodia in diversi versi si sentí: la quale