Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/93

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libro secondo 89

e’ miei pensieri tutti si fermano per aver pace. E brevemente una cosa ti ricordo: che s’egli avviene che il tuo padre non mi mandi a te sí come promesso t’ha, che il tornare tosto faccia a tuo potere, perciò che se troppo senza vederti dimorassi, lagrimando del tutto mi consumerei». E dette queste parole, piangendo gli si gittò al collo; né prima abbracciando si giunsero, che i loro cuori, da grieve doglia costretti per la futura partenza, paurosi di morire, a sé rivocarono i tementi spiriti, e ogni vena vi mandò il suo sangue a render caldo, e i membri abbandonati rimasero freddi e vinti, ed essi caddero semivivi, prima che Florio potesse alcuna parola rispondere. E cosí, col natural colore perduto, stettero per lungo spazio, sí che chi veduti gli avesse, piú tosto morti che vivi giudicati gli avrebbe. Ma dopo certo spazio, il core rendé le perdute forze a’ sopiti membri di Florio, il quale tornò in sé tutto debole e rotto, come se un gravissimo affanno avesse sostenuto; e tirando a sé le braccia, gravate dal candido collo di Biancofiore, si dirizzò, e vide ch’ella non si moveva, né alcun segnale di vita mostrava. Allora pieno di smisurato dolore, con gran fatica si ritenne che la seconda volta non cadesse: e disiderato avrebbe d’esser subitamente morto; ma veggendo che ’l dolore nol consentiva, piangendo forte si tolse la semiviva Biancofiore in braccio, e temendo forte che la misera anima non avesse abbandonato il corpo e mutato mondo, con timida mano cominciò a cercare se alcuna parte trovasse nel corpo calda, la quale di vita rendesse speranza. Ma poi che egli dubbioso non consentiva alla veritá, ché forse caldo trovava e parevagli essere ingannato, cominciò piangendo a baciarla, e diceva: «Oimè, Biancofiore, or se’ tu morta? Dov’è ora la tua bella anima? In quali parti va ella senza il suo Florio errando? Oimè, or come poterono gl’iddii essere tanto crudeli che essi abbiano alla tua morte consentito? O Biancofiore, deh, rispondimi! Oimè, ch’io sono il tuo Florio che ti chiama! Deh, tu mi parlavi dianzi con tanto affetto, disiderando di mai da me non ti partire, ed ora non mi rispondi? Se’ tu cosí tosto sazia di essere meco? Oimè,