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90 il filocolo

che gl’iddii manifestano bene che ora di me sono invidiosi, e che m’hanno in odio. Ma di questo male m’è piú cagione il mio crudel padre, il quale ha sí subitamente affrettata la mia partita. O crudele padre, tu l’avrai interamente! Le parole da me dette questa mattina ti saranno dolente augurio e oggi ti faranno dolente apportatore del foco, dove tu miseramente ardere mi vedrai: la tua crudeltá è stata cagione della morte di costei, ed ella e tu sarete cagione della mia. Vivere possa tu sempre dolente dopo la mia morte, e gl’iddii prolunghino gli anni tuoi in lunga miseria! Or ecco, o anima graziosa, ove che tu sia, rallegrati, ch’io m’apparecchio di seguitarti, e quali noi fummo di qua congiunti, tali tra le non conosciute ombre in eterno amandoci staremo insieme. Una medesima ora, un medesimo giorno perderá due amanti, e alle loro pene amare sará principio e fine». E giá aveva posto mano sopra l’aguto coltello, quando egli si chinò prima per baciare il tramortito viso di Biancofiore, e chinandosi il trovò riscaldato, e vide muovere i palpebri degli occhi, che con bieco atto riguardavano verso lui. E giá il tiepido caldo, che dal core rassicurato movea, entrando pe’ freddi membri, recando le perdute forze, addusse un sospiro angoscioso alla bocca di Biancofiore, e disse: «Oimè!». Allora Florio udendo questo, quasi tutto riconfortato, la riprese in braccio, e disse: «O anima mia dolce, or se’ tu viva? Io m’apparecchiava di seguitarti nell’altro mondo». Allora si dirizzò Biancofiore con Florio insieme, e ricominciarono a lagrimare. Ma Florio, veggendola levata, disse: «O sola speranza della vita mia, dove se’ tu infino a quest’ora stata? Qual cagione t’ha tanto occupata? Io stimavo che tu fossi morta! Oimè, perché pigli tu tanto sconforto per la mia partita? Tu la mi concedi in prima con le parole, e poi con gli atti pieni di dolor la mi vieti. Io ti giuro pe’ sommi iddii che, s’io vi vado, o tu verrai tosto a me sí come promesso m’ha il mio padre, o io poco vi dimorerò, che io tornerò a te; e mentre che io la dimorerò, e ancora mentre ch’io starò in vita, mai altra giovane che te non amerò. E però confortati, e lascia