Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/104

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voi che io lontano da voi continuamente sarò pieno di varie sollecitudini? Io non ispesso, ma quasi continuo crederò che sconcio accidente occupi con infermità la vostra persona, o dubiterò che voi di me non dubitiate. E ancora mi si volgeranno dubbii per la mente che la vostra vita, a me molto da tener cara, non sia con insidie appostata dagli occulti nemici per la mia assenza. Queste cose non sono impossibili ad essere ogni ora del giorno pensate da me, però che io non fui generato dalle querce del monte Appennino, nè dalle dure grotte di Peloro, nè dalle fiere tigre, ma da voi, cui io amo più che niuna altra cosa: e di quelle cose che sono amate si dee dubitare. E andandomi queste sollecitudini per lo petto, qual parte di scienza vi potrà mai entrare? E ancora manifestamente veggiamo che a niuna persona i futuri casi sono palesi. Chi sa se gl’iddii, non essendo io con voi, vi chiamassero subitamente a’ loro regni? la qual cosa sia lontana per molto tempo da noi; ma se pure avvenisse, chi vi chiuderebbe con più pietosa mano gli occhi nell’ultima ora gravati, che farei io? La qual cosa, se io vi sono lontano, come la farò? E se a me lontano da voi questo accidente avvenisse, che ’l veggiamo sovente avvenire, chè più tosto si secca il giovane rampollo che il vecchio ramo, chi porterebbe a’ miei fuochi l’acceso tizzone? Certo strana mano, e non la vostra. Adunque guardate a quello che voi avete pensato, e vedete ancora s’è convenevole cosa che io, unico figliuolo di così fatto re come voi siete, vada studiando per lo mondo attorno. E però più utile e migliore consiglio mi pare il fare qui da Montoro o d’altra parte ove più sofficienti fossero, venire maestri