Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/135

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volge a riguardarla. Or chi sa se alcuno tra’ molti ne le piacerà, per lo quale non potendo ella veder me, e avendomi dimenticato, s’innamori di colui? Oimè, che questo m’è forte a pensare che possa essere; ma tuttavia la poca stabilità la qual nelle donne si trova, e massimamente nelle giovani, me ne fa molto dubitare; e se questo pure avvenisse che fosse niuna cosa altro che la morte mi sarebbe beata. O sommi iddii, se mai per me o per li miei antichi si fece o si dee far cosa che alla vostra deità aggradi, cessate che questo non sia". E questo pensiero più che altro gli stava nella mente. Egli non vedea alcuna giovane che ’l riguardasse, che egli immantanente non dicesse: "Oimè, così fa la mia Biancifiore; i non conosciuti giovani ella li mira tutti, così come costoro fanno me, cui esse forse mai più non videro. E qual cagione recò Elena ad innamorarsi dello straniere Paris se non la follia del suo marito, che, andandosene all’isola di Creti, lasciò lei assediata da’ piacevoli occhi dello innamorato giovane? Nè mai Clitemestra si sarebbe innamorata di Egisto, se Agamenon fosse con lei continuamente stato: il quale poi lei insieme con la vita per tale innamoramento perdè. Ma di questo non m’ha colpa se non la empia nequizia del mio padre, il quale gl’iddii consumino, così come egli fa me consumare. Egli m’impromise più volte di mandarlami sanza fallo qua brievemente, e mai mandata non me l’ha. Oimè, che ora conosco il manifesto suo inganno e truovo che vere sono le parole che Biancifiore mi disse, dicendo che mai non ce la manderebbe e che egli qua non mi mandava se non perch’ella m’uscisse di mente. Oh, come male è il suo avviso venuto