Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/15

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LIBRO PRIMO 3

permisi allora, volendogli prestar termine, nel quale potendosi pentere meritasse perdono, e ancora, perocchè sentia che di lui dovea discendere l’edificatore di questo luogo pontificale. Adunque sollecita queste cose; e se ciò non farai, senza più porgerti le mie forze io ti lascerò nelle sue mani. E detto questo, si partì, discendendo a’ tenebrosi regni di Pluto; e con lamentevole voce chiamata Aletto, disse: a te conviene la seconda volta rivolgere le fedeli menti de’ discendenti di colui, il quale tu non potesti altra volta per tua forza del tutto sturbare che negl’italici regni smisurate forze non prendesse: ma ciò fu nel principio delle loro prosperitadi, ma questo fia nell’ultima parte delle loro avversitadi, la quale ultima parte la loro fama spegnerà nel mondo. E questo detto, volto il suo carro, tornò al cielo. Gli oscuri regni, udendo tale novella si dolsero, veggendo apertamente per quella la loro preda mancare, ma al volere della santa Dea non si potea resistere. Però Aletto, lasciati quelli tornò agli altri, i quali ella già a crudeli battaglie aveva commossi, e quivi gli animi de’ più possenti impregnò di volontà iniqua contra il principale signore, mostrando loro come venereamente le loro matrimoniali letta avea violate, e quelli pregni d’iniquo volere e d’ira mormorando gli lasciò focosi, ritornandosi donde partita s’era. Il vicario di Giunone senza indugio chiamò il giovane dalla santa bocca eletto a’ suoi servigi, il quale allora signoreggiava la terra la quale siede allato alla mescolata acqua del Rodano e di Sorga, e a lui mostrò i larghi partiti promessigli dalla santa Dea, se in tale servigio colle loro forze si mettesse; e ul-