Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/155

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falsa piacevolezza, la quale ha molto presi gli animi, n’ho voluto e voglio primieramente il vostro consiglio, e ciò tutti fidelmente porgere mi dovete, disiderando il mio onore e la mia vita, sì come membri e vero corpo di me, vostro capo.

Lungamente si tacque ciascuno, poi che il re ebbe parlato; e bene avrebbero volontieri risposto il duca e Ascalion, però che a loro parea manifestamente conoscere chi questo veleno avea mandato e ordinato; ma però che la volontà del re conobbero, ciascuno si tacque, dubitando di non dispiacergli. E similmente fecero tutti quelli che presente lui erano, fuori che Massamutino, il quale dopo lungo spazio, dimorando tutti gli altri taciti, si levò e disse: Caro signore, io so che ’l mio consiglio sarà forse tenuto da questi gentili uomini qui presenti sospetto per la presura che di me subita fare faceste sanza colpa, e so che diranno che ciò che io consiglierò, io il faccia a fine di scaricare me e di levare voi di sospezione; ma io non guarderò già a quello che alcuno possa dire o dica, che io non vi dia quello consiglio in ciò che dimandato avete, che a legittimo e vero signore donar si dee, in tutto ciò che per me conosciuto sarà, sempre riservandomi allo ammendamento di voi dov’io fallissi. E così m’aiutino gl’immortali iddii, com’io se non quello che diritta coscienza mi giudicherà non dirò; e dico così: "Il fallo, il quale Biancifiore ha fatto, è tanto manifesto, che in alcuno atto ricoprire non si puote, nè simigliantemente si può occultare il grande onore da voi fatto a lei: per lo quale avendo ella voluto sì fatto fallo fare, merita maggiore pena. E certo, se quello che in effetto s’ingegnò di mettere,