Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/154

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molti non potere disdire quello che e’ medesimi non avrebbero voluto credere. Ma poi che il gran romore fu alquanto racchetato, e il siniscalco e Salpadin per le loro scuse sprigionati, il re fece chiamare a consiglio molta gente, e principalmente coloro che con lui erano quella mattina stati alla tavola, e adunato con molti in una camera, disse così: Sanza dubbio credo che a voi sia manifesto che io oggi sono stato in vostra presenza voluto avvelenare; e chi questo abbia voluto fare, ancora è apertissimo per molte ragioni che Biancifiore è stata; la qual cosa molto mi pare iniqua a sostenere che sanza debita punizione si trapassi, pensando al grande onore che io nella mia corte l’ho fatto, sì come di recarla da serva a libertate, farla ammaestrare in iscienza e continuamente vestirla di vestimenti reali col mio figliuolo, datala in compagnia alla mia sposa, credendo di lei non nimica ma cara figliuola avere. E sì come avete potuto questa mattina udire, non si finiva questo anno che io intendea di maritarla altamente, però che vedea già la sua età richiedere ciò. E di tutto questo m’è avvenuto come avviene a chi riscalda la serpe nel suo seno, quando i freddi aquiloni soffiano, che egli è il primo morso da lei. Vedete che similmente ella in guiderdone del ricevuto onore m’ha voluto uccidere: e sì avrebbe ella fatto, se ’l vostro avedimento non fosse stato. Laonde io intendo, come detto v’ho, di volerla di ciò gravemente punire, acciò che mai alcuna altra a sì fatto inganno fare non si metta. Ma però che di ciò dubito non mi seguisse più vergogna che onore, se subitamente il facessi, però che parrà a molti impossibile a credere questo per la sua