Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/163

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portanti l’etterna luce, la quale, ancora pochi dì sono, vi si mostrò sanza alcuno corno tutta nella figura del celestiale Ganimede, m’ha promesso di porgerti sicuro cammino con la sua fredda luce; quivi con questa spada la quale io ti dono, fatta per le mani del mio marito Vulcano, quando bisognò alla battaglia degl’ingrati figliuoli della terra, a me prestata da Marte, mio carissimo amante, aspetterai chetamente insino a tanto che la tua Biancifiore vedrai menare per esserle data l’ultima ora. E allora, sanza alcuno indugio, cacciata da te ogni paura, con ardito cuore ti trai avanti sanza farti a nullo conoscere, e contradì a tutto il presente popolo che Biancifiore ragionevolemente non è stata condannata a morte, nè dee morire, e che ciò tu se’ acconcio a provare contro a qualunque cavaliere o altra persona di questo volesse dire altro; e non dubitare d’assalire tutto il piano pieno del marmorino popolazzo, se bisogno ti pare che ti faccia, però che contro a questa spada che io ti dono, niuna arme potrà durare, e il mio Marte m’ha giurato e promesso per li fiumi di Stige di mai non abandonarti. Nè v’è alcuno iddio che al tuo aiuto non sia prontissimo e volonteroso, e io mai non ti abandonerò: però sicuramente ti metti al suo scampo chè la fortuna graziosamente t’apparecchia onorevole vittoria. La quale quando avrai avuta, e levata Biancifiore dal mortal pericolo, prendera’la per mano e rendera’la al tuo padre, raccomandandogliele tutt’ora sanza farti conoscere; e ritornando a Montoro fa che sopra gli altari di Marte e sopra i miei accenda luminosi fuochi con graziosi sacrificii, e quivi mi vedrai essere venuta del mio antico monte, della mia natività glorioso, con