Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/169

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e però lasciala andare e compiere i doveri della giustizia, e poi che ella ha fatta l’offesa, lasciala punire. Non ti recare nella mente sì fatte cose, nè dare speranza a’ sogni, i quali per poco o per soperchio mangiare, o per imaginazione avuta davanti d’una cosa, sogliono le più volte avvenire, nè mai però se ne vide uno vero; e se pur fai quello che proposto hai, nullo fia che non te ne tenga poco savio, e al tuo padre darai materia di crucciarsi e d’infiammarsi più verso di lei: onde lascia stare questa impresa, io te ne priego -. Allora Florio, con turbato viso riguardandolo nella faccia disse: Ahi, villano cavaliere, e sconoscente e malvagio, qual cagione licita o ancora verisimile vi muove a biasimare Biancifiore e chiamarla figliuola di serva? Non v’ho io più volte udito raccontare che ’l padre di Biancifiore fu nobilissimo uomo di Roma, e d’altissimo sangue disceso? Certo si ho. E quando questo non fosse mai vero, natura mai non formò sì nobile creatura com’ella è, però che non le ricchezze o il nascere de’ possenti e valorosi uomini fanno l’uomo e la femina gentile, ma l’animo virtuoso con le operazioni buone. Essa per la sua virtù si confarebbe a molto maggior prencipe che io non sarò mai; e posto che di quello che io intendo di fare, la vil gente ne parli men che bene, i valorosi me ne loderanno, avvegna che io sì segretamente lo ’ntendo di fare, che alcuno nol saprà già mai. E se si pur sapesse e parlassesene, il robusto cerro cura poco i sottili zeffiri, e il giovane poppio non può resistere a veloci aquiloni. Faccia l’uomo suo dovere, parli chi vuole. E sanza dubbio del cruccio del mio padre io mi curo poco, ch’è uomo di sì vile animo