Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/178

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avere a ricevere lo ’mpromesso aiuto degl’iddii. E più si rallegrava imaginando che egli s’appressava al luogo ove egli vedrebbe la sua Biancifiore in pericolo, e scampata da quello per la sua virtù. Ma non volendosi tanto alle sue forze rifidare, quanto all’aiuto degl’iddii, volto verso la figlia di Latona, così cominciò a dire: O graziosa dea, i cui beneficii io sento continuamente, lodata sii tu; tu alleviando la mia madre di me, piegandoti a’ suoi prieghi, le mi donasti, degna allegrezza dopo il ricevuto affanno. Dunque, poi che per te nel tempestoso mondo venni, aiutami nelle mie avversità, e priegoti per li tuoi casti fuochi, i quali io già ne’ miei teneri anni debitamente cultivai, che come tu hai nel mio aiuto incominciato, così perseveri. E ricordati quanto tu, già ferita di quello strale che io ora sono, ardesti di quel fuoco che io ardo! e priegoti per le oscure potenze de’ tuoi regni, ne’ quali mezzi i tempi dimori, che tu domane, dopo la mia vittoria, prieghi il tuo fratello che col suo luminoso e fervente raggio mi renda alle abandonate case, onde tu ora col tuo freddo mi togli. Tu m’hai porta speranza del futuro soccorso degl’iddii col tuo principio, onde io con più ardita fronte il dimanderò. E te, o sommo prencipe delle celestiali armi, priego per quella vittoria che tu già sopra i figliuoli della terra avesti, e per tutte l’altre, che tu sii a me favorevole aiutatore, però che io non cerco, sì come tu vedi, di volere per la presente battaglia possedere nè acquistare le vostre celestiali case, nè intendo di levare a Giove la santa Giunone; nè similemente è mio intendimento d’occupare la fama delle tue grandi opere col tuo medesimo