Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/198

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empiere il tristo luogo di molta gente, e parmi vedere l’accese fiamme risplendere in mezzo di loro -. Ascalion sanza indugio si levò, e vide ch’egli dicea vero. Allora messisi gli elmi e presi gli scudi e le lance, montarono a cavallo seguendo Marte, che avanti loro cavalcava, verso quella parte dove Biancifiore dovea essere menata. Ascalion che a Florio vedea portare il forte arco, disse: O Florio, e chi t’ha donato questo arco, poi che noi venimmo qui? -. - Certo - rispose Florio - l’alto duca delle battaglie, che qui davanti a noi cavalca, poco fa, dormendo io, mi chiamò, e donommi questo arco e questa saetta, e dissemi che noi cavalcassimo, allora che io ti chiamai -. Disse Ascalion: Dove è quel duca che tu di’ che ’l ti donò? Io non veggio davanti a noi se non uno splendore molto vermiglio, del quale io t’ho voluto più volte domandare se tu il vedevi tu -. Disse Florio: Quegli è desso; io veggo lo splendore e lo iddio che dentro vi dimora -. Allora disse Ascalion: Ben ti dico che ora veggo che gl’iddii t’amano, e che tu dei pervenire a grandissimi fatti. Quale vuo’ tu della tua futura vittoria più manifesto segnale? Certo quella fiamma che apparve a Lucio Marzio sopra la testa, aringando elli a’ disolati cavalieri in Ispagna per la morte di Publio Gneo Scipione, non fu più manifesto segno del futuro triunfo. Nè quella ancora che apparve a Tulio, ancora picciolo fanciullo, dormendo, nel cospetto di Tanaquila, fu più manifesto segnale del futuro imperio, che questo sia della diliberazione di Biancifiore. Adunque confortati e prendi vigoroso ardire, seguendo le vestige del forte iddio. E ora ciò che