Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/221

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se mai arme portate non avessero, montarono nella sala, ove trovarono il duca con molti altri, i quali tutti si maravigliavano e ragionavano quello che di Florio potesse essere, che veduto non l’aveano quel giorno. Il quale quando il duca il vide, lietamente andandogli incontro l’accolse, dicendo: Dolce amico, e dove è oggi vostra dimora stata, che veduto non v’abbiamo? Certo noi eravamo tutti in pensiero di voi -. A cui Florio faccendo grandissima festa disse: In verità io sono stato, e Ascalion con meco, in un bellissimo giardino con donne e con piacevoli damigelle in amorosa festa tutto questo giorno -. - Ciò mi piace - disse il duca, - e questa è la vita che i valorosi giovani innamorati deono menare, e non darsi in su gli accidiosi pensieri, consumandosi e perdendo il tempo sanza utilità alcuna -.

Il re Felice, che con altro cuore avea Biancifiore da Florio ricevuta che il viso non mostrava, la menò alla reina, e disse: Donna, te, ecco la tua Biancifiore, la cui morte agl’iddii non è piaciuta. Guardala e siati cara, poi che i fati l’aiutano: forse che essi serbano costei a maggior fatti che noi non veggiamo -. La reina con lieto viso e animo la prese, contenta molto che diliberata era da quella morte; e fattole grandissimo onore e festa, e rivestitala di reali vestimenti, con lei insieme visitò tutti i templi di Marmorina, rendendo debite grazie e faccendo divoti sacrificii a ciascuno iddio o dea che da tal pericolo campata l’aveano. E così, avanti che al real palagio tornassero, niuno iddio sanza sacrificii rimase, se non Diana, la quale ignorantemente dimenticata aveano. Ma ritornati a’ palagi, Biancifiore in quella benivolenza e