Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/227

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malinconico e pieno di pensieri, e i suoi occhi, tornati per le lagrime rossi, erano d’un purpureo colore intorniati: di che egli si maravigliò molto, e mutata la sua voce in altro suono, così disse: O Florio, e quale subita mutazione è questa? Quali pensieri t’occupano? Quale accidente t’ha potuto sì costringere che tu mostri ne’ sembianti malinconia? -. Florio vergognandosi bassò il viso e non gli rispose; ma crescendogli la pietà di se medesimo, perchè da persona che di lui avea pietà era veduto cominciò a piangere e a bagnar la terra d’amare lagrime. La qual cosa come il duca vide, tutto stupefatto, ricominciò a parlare e a dire: O Florio, perchè queste lagrime? Ove è fuggita l’allegrezza de’ passati giorni? Qual cosa nuova ti conduce a questo? Certo se i fati m’avessero conceduta sì graziosa coronazione, quale fu quella della notabile vittoria che tu avesti, a me da altrui che da te palesata, io non credo che mai niuno accidente mi potesse turbare. Dunque lascia il piangere, il quale è atto feminile e di pusillanimo cuore, e alza il viso verso il cielo, e dimmi qual cagione ti fa dolere. Tu sai che io sono a te congiuntissimo parente, e quando questo non fosse, sì sai tu che io di perfettissima amistà ti sono congiunto: e chi soverrà gli uomini negli affanni e nelle avversità di consiglio e d’aiuto, se i parenti e i cari amici non gli sovengono? E a cui similmente si fiderà nullo, se all’amico non si fida? Di’ sicuramente a me quale sia la cagione della tua doglia, acciò che io prima ti possa porgere debito conforto, e poi operando aiuto. Pensa che infino a tanto che la piaga si nasconde al medico, diviene ella putrida e guasta il corpo,