Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/241

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concedano questa grazia a chi più n’è degna di noi due -. Rispose il duca: Il modo è questo. Voi sì v’adornerete in quella maniera che voi più crediate piacere, e andretevene sanza alcuna compagnia nel nostro giardino, nel quale egli è costumato di venire ogni giorno, sì tosto come i raggi del sole incominciano a essere manco caldi, usciretegli incontro, faccendogli quella festa e mettendolo in quel ragionamento che più crederete che piacevole gli sia: poi quale egli eleggerà di voi due, quella dico che sarà sua -.

Era quel giardino bellissimo, copioso d’arbori e di frutti e di fresche erbette, le quali da più fontane per diversi rivi erano bagnate. Nel quale, come il sole ebbe passato il meridiano cerchio, le due giovani, vestite di sottilissimi vestimenti sopra le tenere carni, e acconci i capelli con maestrevole mano, con isperanza di più piacere ad acquistare cotal marito, se ne entrarono solette, e quivi cercarono le fresche ombre, le quali allato ad una chiara fontana trovate, a seder si posero attendendo Florio. Venuta l’ora che già il caldo mancava, Florio malinconico, uscito della sua camera e con lento passo, di queste cose niente sappiendo, vestito d’una ricca giubba di zendado, soletto se n’entrò nel giardino, sì come egli era per adietro usato, e verso quella parte dove già avea il bianco fiore altra volta tra le spine veduto, dirizzò i suoi passi; e quivi venuto si fermò dimorando per lungo spazio pensoso. Le due giovinette s’avean ciascuna fatta una ghirlanda delle frondi di Bacco, e aspettando Florio si stavano alla fontana insieme di lui parlando; e non avendolo veduto entrare