Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/263

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non sono: per la qual cosa io ora mi vorrei partire da amare e non posso, e lei ho quasi del tutto perduta. Se a voi il simigliante avvenisse, certo elli sarebbe da dolerne a ciascuna persona che v’amasse -. Disse allora Fileno: Florio, buono è il consiglio che mi donate, e se io credessi che mi bisognasse, io il prenderei; ma sanza dubbio io la conosco tanto costante giovane, che mai del suo proposito, cioè d’amare me, non credo ch’ella si muti -. - Dunque avete voi vantaggio da tutti gli altri - disse Florio, - e se così sarà, più che nullo iddio vi potrete chiamare beato -. L’ora del mangiare gli levò da questo ragionamento, il quale non dilettava tanto all’una delle parti, quanto all’altra era gravissimo e noioso, e usciti della camera, lavate le mani, alle apparecchiate tavole s’asettarono.

Stette Florio alla tavola sanza prendere alcun cibo, rivolgendo in sè l’udite parole da Fileno, sostenendo con forte animo la noiosa pena che lo sbigottito cuore sentiva per quelle. Ma poi che le tavole furono levate, e a ciascuno fu licito d’andare ove gli piacea, Florio soletto se n’entrò nella sua camera, e serratosi in quella, sopra il suo letto si gittò disteso, e sopra quello incominciò il più dirotto pianto che mai a giovane innamorato si vedesse fare; e nel suo pianto incominciò a chiamare la sua Biancifiore e a dire così: O dolce Biancifiore, speranza della misera anima, quanto è stato l’amore ch’io t’ho portato e porto da quell’ora in qua che prima ne’ nostri giovani anni c’innamorammo! Certo mai alcuno donna sì perfettamente non amò, come io ho te amata: tu sola se’ stata sempre donna del misero cuore. Niuna