Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/264

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cosa fu che per amore di te io non avessi fatto, niuna gravezza è che lieve non mi fosse paruta. E certo, quando il noioso caso della misera morte, alla quale condannata fosti, fu, niuno dolore fu simile al mio, infino a tanto che con la mia destra mano liberata non t’ebbi. Deh, misera la vita mia, quanti sono stati i miei sospiri, poi che licito non mi fu di poterti vedere! Quante lagrime hanno bagnato il dolente petto, nel quale io continuamente effigiata ti porto così bella, come tu se’! Nè mai niuno conforto potè entrare in me sanza il tuo nome. Niuno ragionamento m’era caro sanza esservi ricordata tu, di cui ora la speranza così spogliato mi lascia, pensando che me per Fileno abbi abandonato, e la cagione per che vedere non posso. Certo tu non puoi dire che io mai altra donna che te amassi: da assai sono stato tentato, mai niuna potè vantarsi che alquanto al loro piacere io mi voltassi. Nè in altra cosa conosco me averti già mai fallito: dunque perchè Fileno più di me t’è piaciuto? Deh or non sono io figliuolo del re Felice, nipote dell’antico Atalante sostenitore de’ cieli? Certo sì sono: e Fileno è un semplice cavaliere. Luce il viso suo di più bellezza che ’l mio? Mai no! E la sua virtù più che la mia? Or fosse essa pur tanta! Se forse valoroso giovane ti pare sotto l’armi, quanto il mio valore sia non ti dee essere occulto a tal punto in tuo servigio s’adoperò. Doni so bene che a questo non t’hanno tratta; ma io dubito che l’animo tuo, il quale solea essere grandissimo, sia impicciolito, e dubiti d’amare persona che maggior titolo porti di te, dubitando d’essere da me sdegnata. Certo questa dubitazione non dovea in te capere, però ch’io