Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/265

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so te essere degli altissimi imperadori romani discesa; la qual cosa se ancora vera non fosse, non potrebbe tra te e me capere sdegno. Dunque, perchè m’hai lasciato? Ahimè, misera la vita mia! Quando troverai tu un altro Florio, che sì lealmente t’ami com’io t’ho amata? Tu nol troverai già mai! Tu m’hai data materia di sempre piagnere, però che mai del mio cuore tu non uscirai, nè potresti uscire; e sempre ch’io mi ricorderò me essere del tuo cuore uscito, tante fiate sosterrò pene sanza comparazione. E quello che più in questo mi tormenta, si è che io conosco te non poter negare l’essere di Fileno innamorata, però che egli m’ha mostrato quel velo col quale tu coprivi la bionda testa, quando con pietose parole ti domandò una delle tue gioie, e tu gli donasti quello. Oimè misero, ove si vogliono oramai voltare i miei sospiri a domandare conforto, poi che tu m’hai lasciato, ch’eri sola mia speranza? Oimè dolente, erati così noioso l’attendere di potermi vedere, che per così poco di tempo me per un altro, cui più sovente veder puoi, hai dimenticato? Io non so che mi fare: io disidero di morire e non posso -. E lagrimando per lungo spazio, ricominciava a dire: O Amore, valoroso figliuolo di Citerea, aiutami. Tu fosti del mio male cominciatore: non mi abandonare in sì gran pericolo! Tu sai che io ho sempre i tuoi piaceri seguiti. Vagliami la vera fede che io ho portata alla tua signoria, la quale me a sè sottomettere non dovea sanza intendimento d’aiutarmi infino alla fine de’ miei disii. Volessero gl’iddii che mai la tua saetta non si fosse distesa verso il mio cuore, nè che mai veduta fosse stata da me la luce de’ begli occhi di Biancifiore