Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/28

Da Wikisource.

giorno con tanta divozione chiamasti, pregando ch’io t’impetrassi grazia, nel conspetto di Colui che tutte le dona sanza rimproverare, che tu potessi avere degna erede del tuo nome, nel quale dopo la tua morte la tua fama vivesse. Onde Egli, misericordioso essauditore de’ giusti prieghi, e di tutto bene benignissimo donatore, per me ti manda a dire che il tuo priego è essaudito da Lui, e che, la prima volta che tu con la tua sposa onestamente ti congiugnerai, veramente riceverai il dimandato dono -. E queste parole dette, ad un’ora egli e ’l sonno di Lelio si partirono. Lelio, svegliato, pieno di maraviglia e d’allegrezza, per lungo spazio volse gli occhi per la camera per vedere se ancora l’aportatore della lieta novella vi fosse; ma poi che vide lui non esservi, umilemente cominciò a ringraziare colui che mandata aveva tanto disiata ambasciata; e chiamata Giulia, la quale ancora dormia, le narrò la veduta visione. Di che ella si maravigliò molto, e lieta quasi sanza fine incominciò a ringraziare Iddio. E non dopo molto spazio stato tra loro quella congiunzione che annunziata fu a Lelio, s’avide Giulia esser gravida, secondo che il santo Iddio avea annunziato.

Non dopo molti giorni, mostrando già Calisto dintorno al polo quanto era lucente, incominciò Lelio e Giulia insieme a ragionar della mirabile visione, e dopo alquante parole, Giulia, che già avea sentito e sentia in sè il disiato frutto nascoso, disse: Certo, Lelio, già per effetto mi par sentire il grazioso dono esserci dato, però che più grave esser mi pare che per lo preterito parere non solea -. Quando Lelio udì queste parole fu tanto allegro, che nulla