Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/29

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giusta comparazione si potrebbe porre alla sua allegrezza, e disse: Adunque niuno indugio si vuole porre a fare gl’impromessi doni; ma così tosto come i chiari raggi di Apollo ne recheranno il chiaro giorno, io con quella compagnia che mi parrà voglio prendere il lungo cammino e portare i graziosi incensi promessi a’ lontani altari -. Allora disse Giulia - Deh! ora sarà il tuo cammino sanza me fatto? -. Lelio rispose: Giulia, tu se’ giovane, e sì fatto affanno sarebbe alla tua tenera età impossibile, e noioso al disiato frutto che tu nascondi; però tu rimarrai degna donna della nostra casa, lietamente aspettando la mia tornata -. Giulia, udendo queste parole, bagnò il suo viso d’amare lagrime, dicendo: Certo, quando la fortuna ti fosse contraria, mi crederei io esser vie più possente sostenitrice dell’armi e degli affanni, sempre aiutandoti e seguendoti, che non fu Issicratea a Mitridate, non che nelle felicità, nelle quali il venirti appresso mi porge smisurato diletto. Se tu mi lasci sola di te, tu mi lascerai accompagnata di molti e varii pensieri: il mio petto sarà sempre pieno di molte sollecitudini, e nascosamente sosterrò maggior affanno, sempre di te dubitando, ch’io non potrei mai fare venendo teco -. O Tiberio Gracco, fu tanta la pietà che tu avesti di Cornelia, tua cara sposa, quando lasciasti la femina serpe, risparmiando anzi la sua vita che la tua propia, quanto fu quella di Lelio vedendo le lagrime della cara compagna? Certo appena! Ond’egli le rispose: Giulia, poni fine alle tue lagrime, chè i lontani templi da me sanza te non saranno cercati; e però disponi il tuo virile