Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/30

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animo al nuovo cammino, che al nuovo giorno credo cominceremo -. Giulia contenta si tacque.

L’Aurora avea rimossi i notturni fuochi e Febo avea già rasciutte le brinose erbe, quando Lelio, chiamata Giulia, lieti si levarono da’ notturni riposi, e comandarono che quelle cose le quali a camminare fossero necessarie, fossero sanza indugio apparecchiate. E mandato per quelli i quali a loro piacque d’eleggere per loro compagnia, loro narrarono il lieto avvenimento, comandando ad essi che immantanente fossero presti d’andare con loro a mettere ad effetto le fatte promissioni. Al quale comandamento fu risposto loro essere presti ad ogni loro piacere.

Fu sanza alcuno indugio messo ad essecuzione il comandamento di Lelio; onde egli e Giulia e la loro compagnia, tornando da’ santi templi da porgere pietosi prieghi al sommo Giove che il loro andare e tornare facesse essere prosperevole, salirono sopra i portanti cavalli, e, piangendo, appena a’ cari parenti e amici poterono dire addio: e partironsi, e con lieto animo cominciarono il disaventurato cammino.

Il miserabile re, il cui regno Acheronta circunda, veggendo che lo essercizio era alle sue invasioni inique contrario, e che i lunghi cammini porgevano alla carne affannosa gravezza, per la quale i sostenitori d’essa fuggivano le inique tentazioni e meritavano il mal conosciuto regno da lui, il quale egli, per disiderare oltre dovere, perdè, afflitto di noiosa sollecitudine, veggendo la maggior parte di quelli che andar soleano alle sue case esser disposti a quello affanno, o ad altri simiglianti o maggiori, pensò di volergli