Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/32

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Dette queste parole a’ suoi, prese vana forma simigliante d’un nobilissimo cavaliere, il quale sotto la potenza del gran re Felice, reggitore de’ regni di Speria, nipote di Atalante, sostenitore de’ cieli, governava vicino a’ colli d’Appennino una città chiamata Marmorina. E salito sopra un cavallo, le cui ossa per magrezza quasi quante fossero apertamente mostrava, e correndo sopra esso, pervenne ne’ lontani regni, e trovato il re, il quale le silvestre bestie cacciando prendea diletto, fu davanti a lui. E come tal volta sogliono i corpi morti gravosi cadere alla terra sanza essere urtati, cotale costui fittivamente cadendo davanti gli si gittò, e con voce affannata, tanto che appena s’udiva, piangendo cominciò a dire: O signor mio, tu vai l’innocenti bestie davanti a te cacciando, e nelle loro innocenti interiora metti aizzando gli aguti denti de’ feroci cani, ma io misero ho nella vostra città Marmorina lasciato il romano fuoco, il quale, sì com’io vidi già per li più alti luoghi, tutta la città guastava: e come ciò avvenisse a me è occulto; se non che avendo noi il giorno davanti celebrati i santi sacrificii di Bacco con grandissima festa, e la vegnente notte, riposandosi, ciascuno avea già di sè la quarta parte passata, quando io, quasi dormendo, cominciai a sentire grandissimo pianto d’uomini, di garzoni e di femine, e impetuoso suono di non usate armi. Allora, abandonato del tutto il quieto sonno, pauroso mi levai, e salii negli alti luoghi della nostra casa, e vidi tutta la città piena di fuoco e di noiose ruine, e di maggior pianto furono ripiene le mie orecchie. E già presso alla nostra casa udendo il terribile suono delle sonanti trombe, disarmato corsi