Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/349

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mi celate voi? Perchè colei che più che altro piacque agli occhi miei mi nascondete? Voi forse insieme col mio nimico padre, invidiosi de’ miei beni, mi celate quello che io più mi dilettai di vedere, servando la natura d’Agliauro, con voi insieme d’una qualità tornata. Ma se gl’iddii ancora vi concedano d’esser lieti ornamenti de’ loro altari, apritevi, e concedete che io vegga quel viso che già assai fiate, vedendolo, mi consolò; il quale io vedutolo, possa contento prendere spontanea morte. Sostenete che gli occhi miei nel picciolo termine della vita loro serbata abbiano questa sola consolazione, poi che licito non fu loro, anzi ch’ella mutasse vita, rivederla. O inanimato corpo, come non t’è egli possibile una sola volta richiamare la partita anima, e levarti a rivedermi? Io l’ho dalla passata sera in qua richiamata in me tante volte: richiamala tu una sola, e solamente la tieni tanto che tu mi possi morendo vedere seguirti. Oimè, Biancifiore, quale doloroso caso mi t’ha tolta? Deh, rispondimi, non ti odi tu nominare al tuo Florio? Deh, qual nuova durezza è ora in te, che ’l mio nome che ti solea cotanto piacere non è da te ascoltato, nè alle mie voci risposto? Come ha potuto la morte tanto adoperare che il vero e lungo amore tra noi stato si sia in poco di tempo partito? Oimè, giorno maledetto sii tu! Tu perderai insieme due amanti. O Biancifiore, io, misero, fui della tua morte cagione! Io, o misera Biancifiore, t’ho uccisa per la mia non dovuta partenza! Per ubidire al mio nemico ho io perduta te, dolcissima amica! Oimè, che troppo amore t’è stato cagione di morte! Io ti lasciai paurosa pecora intra li rapaci lupi. Ma, certo, amore mi conducerà a simigliante