Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/354

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vinti da focosa ira di voi medesimi, con dolente laccio caricherete le triste travi del nostro palagio, con peggiore agurio che Aragne non fece quelle del suo. E io ne farò mio potere, rallegrandomi se la fortuna mi concede di vederlo, e dirò allora che mai gl’iddii niuna ingiusta cosa lasciano sanza vendetta trapassare. Voi prima con ardente fuoco la morte della innocente giovane cercaste, la quale io con l’aiuto degli iddii col mio braccio campai, punendo degnamente colui che di tale torto, in servigio di mio padre, si facea difenditore: così avessi io con la mia spada voi due puniti, quando in questo palagio lei paurosa vi rendei! Ma certo, se allora ella fosse morta, io con lei moria. Ora l’avete venduta e mandata in lontane parti, acciò che io pellegrinando vada per lo mondo. Ma volessero i fati che ella fosse ora qui, che io giuro, per quelli iddii che mi sostengono, che io più miseramente di qui partire vi farei che Saturno, da Giove cacciato, non si partì di Creti! E allora provereste qual fosse l’andare tapini per lo mondo, come a me converrà provare, infino a tanto ch’io ritruovi colei la quale con tanti ingegni vi siete di tormi ingegnati. E certo se non fosse che io non ho il cuore di pietra, come voi avete, io non vi lascerei di dietro a me con la vita; ma non voglio che di tale infamia, pellegrinando, la coscienza mi rimorda. Voi avete disiderata la mia morte, della quale poi che gl’iddii non ve n’hanno voluti fare lieti, nè io altressì ve ne credo rallegrare, ma inanzi voglio lontano a voi vivere che presenzialmente della morte rallegrarvi -.

Faceva la reina grandissimo pianto, mentre Florio diceva queste parole, dicendo: Oimè, caro figliuolo,