Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/362

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e con virtù la tua magnificenza dimostri: e appresso prendi de’ cavalieri della nostra corte quelli che a te piacciono, sì che bene sii accompagnato. E poi che rimanere non vuoi, va in quell’ora che li nostri iddii in bene prosperino i passi tuoi, a’ quali acciò che più brieve affanno s’apparecchi, primieramente cercherai le calde regioni d’Alessandria, però che a quelli liti i mercatanti che Biancifiore ne portarono, quivi mi dissero di dovere andare. La quale se mai avviene che tu ritruovi e che il tuo disio di lei s’adempia, o caro figliuolo, sanza rimanere in alcuna parte ti priego che tosto a me ritorni, però che mai lieto non sarò se te non riveggo. E se prima che tu torni si dividerà l’anima mia dal vecchio corpo, dolente se n’andrà agl’infernali fiumi: la qual cosa gl’iddii priego che nol consentano -.

Fece allora Florio prendere i molti tesori e fare l’apprestamento grande per montare sopra una nave, posta nel corrente Adice, vicino alle sue case. Le quali cose vedendo la reina uscì della sua camera, e bagnata tutta di lagrime venne a Florio nella sala dove con li compagni dimorava, e disse: O caro figliuolo, che è quello ch’io veggo? Hai tu proposto d’abandonarci così tosto? Ove ne vuoi tu ire? Che vuoi tu andare cercando? Oimè, come così subitamente ti parti tu da me? Non pensi tu quanto tempo egli è passato che io non ti vidi, se non ora? E ora con tanta tristizia t’ho veduto che se veduto non t’avessi, mi sarebbe più caro! Deh, per amor di me, non ti partire al presente. Non vedi tu le stelle Pliade, le quali pur ora cominciano a signoreggiare? Aspetta il dolce tempo nel quale Aldebaran col gran pianeto insieme