Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/52

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ogni cavaliere non è della volontà del signore, nè così fiero. Questi, quando alquanto ci avranno cacciati, lasciandoci andare, volontieri si riposeranno, e trovando le nostre ricchezze le quali sono assai, intenderanno a prenderle: e in quello spazio concedendolo Iddio, in alcuna parte ci potremo salvare. Deh! fa, Lelio, che in questa parte sia il mio consiglio udito e servato da voi, e non guardare per che feminile sia, che tal volta le femine li porgono migliori che quelli che subitamente sono presi dall’uomo. Sia questa la prima e ultima grazia a me in questo viaggio, nel quale alcun’altra domandata non te n’ho -. Queste parole e molte altre piangendo Giulia fortemente diceva, abbracciando sovente Lelio e rompendogli le parole in bocca; alla quale Lelio, ascoltato un pezzo, rispose così:

- Giulia, queste non sono le parole le quali a Roma nella nostra casa mi dicevi, quando di grazia mi chiedesti di volere venire meco nel presente viaggio. Ov’è il tuo virile ardire così tosto fuggito? Tu dicevi che più vigorosamente sosterresti ne’ bisogni l’armi e gli affanni che la vigorosa moglie di Mitridate, e io avea intendimento d’aggiugnerti al numero de’ miei cavalieri con l’armi indosso, se non fosse il creato frutto che tu nascondi in te. E tu ora solamente nella veduta d’uomini de’ quali noi dubitiamo, e ancora di loro condizione non siamo certi, nè sappiamo se sono amici o nimici, vuogli, non sappiendo per che, pigliare la fuga? In questo atto non risomigli tu Cesare, il tuo antico avolo, il quale ardire e prodezza ebbe più che alcun altro romano avesse mai. Ora, cara compagna, non dubitare, e renditi sicura che niuno utile consiglio per