Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/54

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io, la quale spero d’andare ne’ santi regni di Giove, ti farò fare presto degno luogo alla tua virtù -. Mentre costei così pietosamente piangendo parlava, avendo a Lelio quasi tutto bagnato il viso delle sue lagrime, il suo cuore per greve dolore temendo di morire, chiamate a sè tutte l’esteriori forze, lasciò costei in braccio a Lelio semiviva, quasi tutta fredda. E Lelio che lagrimando la volea confortare, vedendo questo, sceso del suo cavallo, e presala nelle sue braccia, la ne portò in un campo quivi vicino, nel quale fatto distendere alcun tappeto, lei a giacere vi pose suso, e raccomandatala ad alquante damigelle di lei, prestamente risalito a cavallo, tornò a’ suoi compagni. Oimè, Lelio, or dove lasci tu la tua cara Giulia, la quale tu mai non dei rivedere? Deh! quanto Amore si portò tra voi villanamente, avendovi tenuti insieme con la sua virtù tanto tempo caramente congiunti! e ora nell’ultimo partimento non consentire che voi v’aveste insieme baciati, o almeno salutati! Tu vai, Lelio, al tuo pericolo correndo, e lei semiviva abandoni ne’ suoi danni. Oh! quanto le fia gravoso il ritornare in sè gli spiriti, i quali vagabundi pare che vadano per lo vicino aere, più che se mai non ritornassero, però che con minor doglia le parrebbe essere passata.


A’ quali compagni ritornato, Lelio li trovò per le predette parole sì animosi della battaglia che, poco più che fosse dimorato, gli avrebbe trovati mossi per andare verso i loro nimici. Ma poi che egli con alcuna dolce paroletta gli ebbe alquanto raffrenati, comandò a un santo uomo, il quale menato aveano con seco per tal volta sacrificare a Giove, che egli prestamente