Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/75

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è dubbio che voi avete nel preterito giorno gran danno ricevuto, e io non piccolo; ma però che il nostro lagrimare niente il menomerebbe, convienci prender conforto. E a cui che il lagrimare stia bene, a noi e’ si disdice, i quali co’ propii visi abbiamo a confortare i nostri sudditi. Adunque confortatevi, e qui meco rimanete; e dopo il preso conforto, se a voi piacerà altro marito, io ho nella mia corte assai nobili cavalieri, de’ quali quello che più vi piacerà in guiderdone dell’offesa che fatta v’ho, vi donerò volontieri; e se voi alle ceneri del morto marito vorrete pure servar castità, continuamente in compagnia della mia sposa come cara parente vi farò onorare. E se l’esser meco non vi piacerà, io vi giuro per l’anima del mio padre che dopo l’alleviamento del vostro peso, infino in quella parte ove più vi piacerà d’andare, onorevolemente vi farò accompagnare. A dire quanto mi dolga di quello ch’è fatto per lo mio subito furore, sarebbe troppo lungo a narrare, però ch’io ci ho perduto un caro nipote e molti buoni cavalieri, e voi ho sanza vostra colpa offesi -. Giulia non rattemperava per tutte queste parole il dolente pianto, anzi, piangendo, nel savio animo diliberò che molto valea meglio di rimanere al proferto onore, fingendo il suo mal talento, infino che la fortuna la recasse nel pristino stato, che miseramente cercare gli strani paesi; e con sospirevole voce, rotta da dolenti singhiozzi, rispose: Signor mio, nelle vostre mani è la mia vita e la mia morte: io non mi partirò mai dal vostro piacere -. Comandò allora il re che ella in alcuno padiglione, sotto la fidata guardia di Ascalion, ella e le sue compagne fossero onorate.