Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/94

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la qual cosa assai gli dispiacque; ma più ferma esperienza della verità volle vedere, prima che alcuna parola ne movesse ad alcuno altro, sovente sè celando in quelle parti nelle quali egli potesse lor vedere sanza essere da essi veduto. E manifestamente conoscea, come da loro partitosi, incontanente chiusi i libri, abbracciandosi si porgeano semplici baci, ma più avanti non procedeano, però che la novella età, in che erano, non conoscea i nascosi diletti. E già il venereo fuoco gli avea sì accesi, che tardi la freddezza di Diana li avrebbe potuti rattiepidare.

Poi che più volte Racheio gli ebbe veduti nella soprascritta maniera, e alcuna volta gravemente ripresigliene, egli tra se medesimo disse: "Certo questa opera potrebbe tanto andare avanti, sotto questo tacere ch’io fo, che pervenendo poi alle orecchi del mio signore, forse mi nocerebbe l’aver taciuto. Io manifestamente conosco ne’ sembianti e negli atti di costoro la fiamma di che elli hanno acceso i cuori: dunque perchè non gli lascio io ardere sotto altrui protezione, che sotto la mia? Io pur ho infino a qui fatto l’uficio mio, riprendendoli più volte, nè m’è giovato: e però per mio scarico è il meglio dirlo al re". E così ragionando Racheio, Ascalion sopravenne: il quale, in molte cose peritissimo, quando lo studio rincrescea loro, mostrava loro diversi giuochi, e tal volta cantando con essi si sollazzava, avendo già ciascuno da lui medesimo appresa l’arte del sonare diversi strumenti; e trovò Racheio pensando, a cui e’ disse: Amico, qual pensiero sì ti grava la fronte, che occupato in esso, altro che rimirare la terra non fai? -.