Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/95

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A cui Racheio narrando il suo pensiero rispose. Quando Ascalion intese questo, niente gli piacque, ma disse: Andiamo, e sanza alcuno indugio il narriamo al re, acciò che se altro che bene n’avvenisse, noi non possiamo essere ripresi -. E dette queste parole, voltati i passi, amenduni n’andarono nella presenza del re; al quale Ascalion parlò così:

- Nella vostra presenza, o vittoriosissimo prencipe, ci presenta espressa necessità a narrarvi cose le quali, se esser potesse suto, disiderato avremmo molto che dicendole altri, agli orecchi vostri fossero pervenute. Ma però che noi, disiderosi del vostro onore, non volendo anche il nostro contaminare, conosciamo che da tenere occulte non sono, e massimamente a voi, onde acciò che il futuro danno, che seguire ne potrebbe di ciò che vi diremo, non sia a noi noia nè mancamento de’ vostri onori, vi facciamo manifesto che novello amore è generato ne’ semplici cuori del vostro caro figliuolo Florio e di Biancifiore. E questo nelli loro atti più volte abbiamo conosciuto, sì come l’iddii sanno: essi più volte effettuosamente abbracciarsi e darsi graziosi baci abbiamo veduti, e appresso sovente, guardandosi nel viso, l’un l’altro gittare sospiri accesi di gran disio. E ancora più manifesto segnale n’appare, il quale voi assai tosto potete provare, che niuna cosa è che l’uno sanza l’altro voglia fare, nè li possiamo in alcuna maniera partire, e hanno del tutto il loro studio abandonato: anzi, così tosto come noi della loro presenza siamo partiti, così incontanente chiusi i libri intendono a riguardarsi; e di ciò, come dell’altre cose, gravemente più volte ripresi gli abbiamo, credendo poterli da ciò ritrarre,