Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/106

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né manifesto gli fu che contro lui dovesse uscire uno che vincere si lasciasse, come avvenne. L’ultimo, veramente, andò avvisato né di morire né di lasciar morire la donna: dunque, con ciò sia cosa che egli meno mettesse in avventura, meno merita di guadagnare. Aggia, adunque, il primo l’amore della donna bella sì come giusto guadagnatore di quello -.

Disse Ascalion: O sapientissima reina, che è ciò che voi dite? Non basta una volta essere meritato del bene, sanza più meriti dimandare? Certo sì. Il primo è meritato, però che da tutti per la ricevuta vittoria è onorato: e che più merito gli bisogna se amore è merito della virtù? A maggior cosa ch’egli non fece basteria il ricevuto onore. Ma colui che con senno venne avisato, dee essere sanza guiderdone e, poi, da tutti vituperato, avendo sì bene come il primo scampata la donna? Non è il senno da anteporre ad ogni corporale forza? Come costui, se con la salute della donna venne, dee per merito essere abandonato? Cessi che questo sia. Se egli nol seppe tosto come l’altro, questa non fu negligenza, ché, se saputo l’avesse, forse prima che l’altro corso sarebbe a quello che l’altro corse. Quello che prese per ultimo rimedio il prese discretamente, di che merito giustamente gli dee seguire, il quale merito dee essere l’amore della donna, se dirittamente si guarda; e voi dite il contrario -.

- Passi della mente vostra che il vizio, a fine di bene operato, meriti il guiderdone che la virtù, a simile fine operata, merita; anzi in quanto vizio merita correzione: alla virtù niuno mondano merito può giustamente satisfare. Chi ci vieterà ancora che noi non possiamo