Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/13

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LIBRO QUARTO 9

non fu mio intendimento, quando per le tue parti sollazzandomi menava il mio nappo, d’offendere ad alcuno. Ma se gl’iddii da tal molestia ti dipartano, e le tue onde lungamente chiare conservino, non ti sia noia la cagione perchè qui relegato dimori narrarci, e chi tu se’, e come qui venisti e onde acciocchè per noi la tua fama risusciti, e i tuoi casi narrando di te facciano ancora pietose molte anime, se pietà meritano i tuoi avvenimenti. Tacque Filocolo, e l’onde tutte si cominciarono a dimenare, e dopo alquanto spazio una voce così parlando uscì del vicino luogo da’ due bollori: io non so chi tu sii che con così dolci parole mi costrigni a rispondere alla tua domanda: ma perocchè maravigliar mi fai della tua venuta, non sarà sanza contento del tuo disio, solo che ad ascoltarmi ti disponga: e acciocchè più mia condizione ti sia manifesta, dal principio de’ miei danni ti narrerò i miei casi. Sappi ch’io fui di Marmorina, terra ricchissima e bella, e piena di nobilissimo popolo, posseduta da Felice altissimo re di Spagna, e il mio nome fu Fileno, e giovane cavaliere fui nella corte del detto re; nella qual corte una giovane di mirabilissima bellezza, il cui nome era Biancofiore, colla luce de’ suoi begli occhi mi prese tanto il cuore del suo piacere, che mai uomo di piacere di donna non fu sì preso. Niuna cosa era che io per piacerle non avessi fatto, e già molte cose feci laudevoli per amor di lei. Io ricevetti da lei un giorno che la festività di Marte si celebrava in Marmorina, un velo col quale ella la sua bionda testa copriva, e quello per sopransegna portai nella palestra, e sopra tutt’i compagni per forza ricevetti l’onor del giuoco. E da Marmorina par-