Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/133

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dimorò -. Disse allora Filocolo: O nobilissima donna, se alcuna pietà nel cuore il mio aspetto vi porse, per quella vi priego che ciò che di lei sapete interamente mi narriate. Pensate quanto merito nel cospetto degl’iddii acquisterete, se per lo vostro consiglio io racquistando la mia sorella, lei e me insieme renderò al mio padre -. Sisife disse allora: Per me niuno tuo piacere fia sanza effetto; quanto della giovane che tu vai cercando so, io il ti dico: e’ sono omai sei mesi passati che qui due miei parenti vennero con una bella e grandissima nave, i quali, secondo il loro parlare, di quelle parti, donde tu vieni, si partirono, e con loro aveano questa Biancifiore che tu cerchi, bella e graziosa assai. E certo io non ti vidi prima, che io nell’aspetto di lei ti conobbi suo fratello o parente, e però di lei ricordandomi, di te mi venne pietà. Ella dimorò qui meco più giorni, e io, secondo il mio potere, in tutte cose la onorai come figliuola: veramente mai rallegrare non la potei, anzi continuamente pensosa e piangendo la vedea. E domandandola io alcuna volta quale fosse la cagione del suo pianto, ella mi rispondea che mai niuna femina di piangere ebbe cagione quanto ella avea, però ch’ella avea lasciato il più grazioso amadore che mai da donna amato fosse, il quale ella nel suo pianto chiamava Florio: a costui si dolea quasi come davanti il si vedesse, a costui si raccomandava, costui chiamava, e mai nella sua bocca altro nome non era. E certo, per quello ch’ella mi dicesse, ella avea doppia ragione d’amarlo sopra tutti gli altri uomini del mondo, però che egli amava lei più che altra donna, e appresso, secondo il suo dire,