Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/134

Da Wikisource.

egli era il più bello uomo che mai fosse veduto: chi costui si fosse non so se tu tel sai -. A cui Filocolo disse: Assai ben lo conosco, e gran ragione la movea ad amarlo e a dolersi d’essere da lui allontanata, però che quelle due cose che vi dicea, amendune v’erano: ch’io so manifestamente che esso da picciolo garzone l’amò, e ella lui, e ancora sopra tutte le cose l’ama, e novellamente sposare la dovea, se tanto la fortuna non l’avesse offeso. E tanto di lui vi so dire, che egli pieno di dolore, sì come io, in simile affanno va pellegrinando per ritrovarla. Onde io vi priego che se voi sapete in che parte i mercatanti la portarono, che voi il mi diciate. Io porto con meco molti tesori, de’ quali io renderei doppiamente a’ mercatanti quello che loro costò, se rendere la mi volessero -. Disse allora Sisife: Gran pietà ebbi di lei, e maggiore me la ne fai venire, e, se gl’iddii m’aiutino!, se io fossi uomo com’io femina sono, con teco la verrei cercando; ma poi che aiuto donare non ti posso, prendi il mio consiglio. I mercatanti, che seco la portarono, mi dissero di dovere andare a Rodi, e di quindi in Alessandria, e così credo che abbiano fatto: e però tu similemente questi luoghi cercherai, e se gli truovi, da mia parte della tua bisogna gli priega; credo che assai ti varrà, e se gl’iddii ti fanno tanta grazia che la ritruovi, piacciati che con teco io la rivegga -. Piacque a Filocolo il consiglio e l’ascoltata novella, e benignamente le ’mpromise di rivederla, se conceduta gli fosse la grazia. E dopo molte parole, da lei molto onorato, donatole graziosi doni a tanta donna convenevoli, con sua licenza da lei si partì. E venuto il tempo al loro cammino utile, co’ suoi compagni saliti