Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/143

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Queste lammie sono gravanti per molto oro, nelle quali riguardando niuna cosa vi puoi vedere altro, salvo se pietre nobilissime non vedessi. In questa sala ne’ pareti dintorno, quante antiche storie possono alle presenti memorie ricordare, tutte con sottilissimi intagli adorne d’oro e di pietre vi vedresti, e sopra tutte scritto di sopra quello che le figure di sotto vogliono significare. Quivi ancora si veggono tutti i nostri iddii onorevolissimamente sopra ogni altra figura posti, co’ quali gli avoli e antichi padri del nostro amiraglio tutti vedere potresti. In questa sala non si mangia se non sopra tavole d’oro, né niuno vasellamento se non d’oro v’osa entrare. Io non vi potrei narrare interamente di questa quanto n’è: che vi poss’io più di questa dire se non che infino al pavimento, e il pavimento medesimo, d’oro e preziose pietre è? In questa mangia sovente il nostro amiraglio con la tua Biancifiore e con l’altre donzelle. Ancora è in questa torre, tra le cento camere, una che di bellezza tutte l’altre avanza: e certo appena che quella dove Giove con Giunone ne’ celestiali regni si posa, si possa a questa agguagliare! Essa è di convenevole grandezza, e ha questa propietà, che alcuno non vi può dentro passare sì malinconico, che mirando al cielo della camera, dove in maestrevoli compassi d’oro, zaffiri, smeraldi, rubini e altre pietre si veggono sanza novero, egli non ritorni gioioso e allegro. A fronte alla porta di questa, sopra una colonna, la quale ogni uomo che la vedesse la giudicherebbe di fuoco nel primo aspetto, tanto è vermiglia e lucente, dimora il figliuolo di Venere ignudo con due grandissime alie d’oro, graziosissimo molto a riguardare; e tiene